“Mindfulness è la consapevolezza che emerge dal prestare attenzione di proposito,
nel momento presente e in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento”
Kabat-Zinn, 2003

Mindfulness

La mindfulness è una pratica di consapevolezza di origine buddhista ideata da Jon Kabat-Zinn sul finire degli anni ’70. Essa ha origine da una particolare forma di meditazione di provenienza buddista: la meditazione vipassana.

Il termine mindfulness è la traduzione inglese della parola “sati” che, in lingua pali, significa “ricordarsi” nell’accezione di tenere qualcosa a mente, con attenzione, al momento presente.

Questa pratica meditativa perciò ci insegna a portare l’attenzione in modo consapevole al momento presente, con un atteggiamento non giudicante, allo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento.

Siamo abituati ad applicare giudizi ed etichette ad ogni cosa, con la mindfulness si rinuncia a questo automatismo ponendo nell’attimo presente un’attenzione pura a ciò che è, nel momento in cui è, esattamente come viene percepito.

A volte svolgiamo alcune attività in modo assolutamente automatico, vi è mai capitato di entrare in una stanza e non ricordarvi perché vi trovavate lì? Cosa dovevate fare in quella stanza? In casi come questo è il nostro “pilota automatico” a guidarci poiché la nostra mente è immersa nei pensieri. Questo pilota automatico, in situazioni più strutturate e complesse, può portarci a fare cose che non avremmo voluto fare o che avremmo voluto fare in modo diverso portando con sé sensi di colpa, rimuginii, paure.

La possibilità di stare con ciò che accade, dentro e fuori di noi, nel qui e ora, ha un effetto trasformativo e terapeutico. Pensiamo all’effetto che potrebbe avere accorgerci di uno stato emotivo depressivo o ansioso che sta prendendo forma dentro di noi e la successiva possibilità di non agire in modo automatico cadendo in circoli viziosi sempre più soffocanti.

Ciò che rende questo strumento così interessante è la possibilità di accesso orizzontale, non esistono persone incapaci di meditare. Allo stesso modo sarà possibile osservare come questo “stato mentale” possa essere trasposto in tutte le attività della nostra vita quotidiana, restituendo un senso di maggior pienezza, consapevolezza e vitalità senza che il nostro passato e il nostro futuro inquinino l’esperienza presente.

La mindfulness ci insegna a coltivare un atteggiamento di non giudizio attraverso l’amorevole gentilezza che permette di lasciare andare la zavorra che ci tiene legati ai pensieri, ad alcune emozioni, restituendo quiete e serenità nonostante il mare in tempesta che alcuni eventi di vita ci portano ad affrontare.

La rilevanza scientifica di numerose ricerche evidenziano come a livello psicologico questa pratica possa portare:

  • maggior resistenza allo stress
  • diminuzione delle emozioni negative e aumento delle positive (miglioramento della gestione emozionale)
  • diminuzione di sintomi e ricadute legate alla depressione e all’ansia
  • aumento delle capacità empatia
  • maggior flessibilità
  • incremento dell’autostima
  • potenziamento dell’attività cognitiva

Sono stati osservati invece, da un punto di vista fisiologico, i seguenti effetti delle pratiche meditative:

  • aumento delle capacità del sistema immunitario
  • effetti positivi su soggetti con problematiche respiratorie o cardiache
  • miglioramento della percezione del dolore in soggetti con dolore cronico
  • protezione dall’assottigliamento corticale che avviene con l’avanzare dell’età

Per questi motivi sono stati studiati diversi protocolli terapeutici rivolti soprattutto al trattamento dei disturbi d’ansia, depressione, stress correlato e sindromi dolorose. 

  • Mindfulness Eating

Un nuovo filone legato alla mindfulness si sta spostando verso lo studio della disciplina applicata all’alimentazione e ai disturbi ad essa correlati attraverso la  Mindfulness Eating: il rapporto con il cibo e con il corpo è senza dubbio un indicatore importante della nostra salute psico-fisica.

Per questo motivo è stato ideato il protocollo MB-EAT (Mindfulness Based- Eating Awereness Training, ovvero Training per la Consapevolezza Alimentare Basato sulla Mindfulness), il quale fonde i principi della pratica mindfulness al rapporto e alla gestione del cibo attraverso la sinergia di:

–   modelli cognitivo comportamentali della regolazione dell’assunzione di cibo
–   teoria dell’autoregolazione di Schwartz (1975)
–   modelli terapeutici della meditazione basata sulla consapevolezza

La pratica meditativa – che pone enfasi su temi come la consapevolezza di sé, l’auto-accettazione, la compassione non giudicante e disattivazione degli automatismi – si fonde con l’alimentazione consapevole aprendo lo sguardo su diversi principi:

–   gestione di emozioni e pensieri disfunzionali legati all’assunzione del cibo
–   consapevolezza di fame e sazietà – riconoscimento dei segnali di fame e sazietà del proprio corpo
–   piacere nell’assunzione di piccole ma consapevoli quantità di cibo
–   approfondimento delle modalità sensoriali legate all’assunzione di cibo
–   indicazioni di carattere scientifico per una sana alimentazione – consapevolezza di qualità nutritive e non di alcuni cibi

Il percorso è composto da 9 incontri settimanali gruppali, della durata di 2 ore circa. Tutti i partecipanti, tra un incontro e l’altro, sono incoraggiati a svolgere piccole pratiche quotidiane centrate su diversi aspetti dell’esperienza alimentare.

  • MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction)

Il programma MBSR, sviluppato dal Prof. Jon Kabat-Zinn presso il Massachussets Istitute of Technology,  ha come obiettivo la riduzione della sofferenza psico-fisica causata dallo stress attraverso la consapevolezza e l’attenzione al momento presente.

Il protocollo è composto da 8 incontri settimanali, in sessioni di gruppo, della durata di 2 ore e mezza e una giornata di full immersion. Durante ogni incontro viene affidata una pratica che il partecipante dovrà esercitare quotidianamente nei giorni tra un incontro e l’altro.

Sebbene si tratti di un protocollo il fine ultimo non è la mera consegna di strumenti da utilizzare nella gestione dello stress piuttosto una modalità nuova e alternativa di vivere la propria vita. L’intento infatti è quello di portare in modo consapevole l’attenzione sul respiro, la mente, le emozioni di ogni esperienza vissuta restituendo pienezza e gratitudine verso di  sé.

  • MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy)

Il protocollo MBCT è stato elaborato dal Prof. Zindel V. Segal e coll. della clinica per la depressione di Washington diretta da Marsha Lineah.

Il programma ha l’obiettivo di rendere sinergiche ed efficaci le pratiche meditative di consapevolezza e gli strumenti propri della terapia cognitiva.

L’MBCT tende a focalizzarsi sul processo del pensiero e non sui contenuti degli stessi con l’obiettivo di riconoscerli per quello che sono, lasciandoli andare senza dover necessariamente entrare in relazione con essi.

Il protocollo MBCT ha dimostrato la sua validità nella prevenzione delle ricadute nella depressione, in particolare sono stati riscontrati:

– riduzione dei sintomi fisici e psicologici a lungo termine
– modificazioni profonde della percezione di sé e del proprio comportamento, degli altri e del mondo

  • ACT (Acceptance and Commitment Therapy)

L’ACT è una forma di psicoterapia cognitivo comportamentale con solide basi scientifiche (Hayes, 2004), diversi studi hanno infatti dimostrato la sua efficacia in diversi ambiti: ansia, depressione, dipendenze, dolore cronico e problematiche relazionali.

Il protocollo viene svolto in un setting individuale con sedute settimanali intervallate da una pratica quotidiana che il paziente svolge in autonomia tra un incontro e l’altro.

L’ACT suggerisce che molte modalità e azioni messe in atto dalle persone per risolvere un conflitto o un problema conducono ad una trappola che crea sofferenza, attraverso il protocollo si cerca una maggiore flessibilità utile al superamento dei momenti critici e un cambiamento di prospettiva della propria esperienza personale.