Quando il corpo decide di parlarci

Quando incontriamo qualcuno per la prima volta in terapia, non è raro che si presenti attraverso un
sintomo fisico, poiché è ciò che maggiormente crea disagio e che porta malessere nella vita quotidiana. Il
sintomo corporeo può palesarsi sotto diverse forme, e si propone dunque come un testo da decodificare e
a cui restituire un significato latente.

Un elemento che trova accordo sia negli studi psicodinamici che in quelli sistemici è il fenomeno
psicosomatico come esito del silenzio delle emozioni; come se il corpo si facesse portavoce di ciò che la
persona non riesce a verbalizzare e a tradurre in concetti mentali e dicibili.

Per ridare voce alle emozioni e quindi trovare un modo per esprimere a parole ciò che il corpo comunica, vedremo alcuni strumenti utilizzati in terapia sistemico-familiare e in terapia individuale sistemica.

Il metodo delle sculture in terapia familiare.

Quando la sofferenza si esprime attraverso il corpo e segue quindi la via dell’implicito, risulta utile utilizzare
strumenti corporei, che si sintonizzano con il linguaggio utilizzato dal paziente e dalla sua famiglia. Uno di
questi è il metodo delle Sculture, in cui viene il corpo viene collocato al centro della scena terapeutica e fa
esperire emozioni a tutto il nucleo familiare. In cosa consiste la Scultura?
Il terapeuta chiede al nucleo familiare di rappresentare la loro famiglia, non attraverso le parole bensì
attraverso una rappresentazione o una messa in scena.

Quindi ognuno dei membri, a turno, rappresenta le
relazioni familiari, collocando ciascuno e poi se stesso nello spazio della sala di terapia; attraverso la
riproduzione di atteggiamenti, della direzione degli sguardi, del movimento del corpo si può quindi
rappresentare l’immagine che ognuno ha della famiglia.

La rappresentazione non deve essere per forza
statica, ma può, su indicazione di chi sta “scolpendo”, essere in movimento, creando così uno scenario più
dinamico. Possiamo riconoscere tre fasi principali nella realizzazione della Scultura:
1. Fase delle istruzioni, in cui il terapeuta spiega in cosa consiste il lavoro e accompagna lo Scultore
nello svolgimento e gli fornisce alcuni suggerimenti per essere il più chiaro possibile. Inoltre il
terapeuta ha il compito di contenere, laddove ce ne fosse bisogno, le interferenze degli altri
membri della famiglia che manifestano critiche o dissensi.
2. Fase dell’esecuzione della Scultura, in cui la rappresentazione viene svolta in assoluto silenzio,
quindi viene usato solo il corpo senza l’uso della parola. Questa fase solitamente è ricca di intensità
emozionale e la durata varia a seconda della rappresentazione.
3. Fase dei commenti e delle emozioni, in cui ognuno torna al proprio posto e il terapeuta inizia a
chiedere commenti su ciò che si è provato e vissuto durante la realizzazione della scultura.
Come abbiamo visto nella terza ed ultima fase, si ritorna all’uso della parola, che ha una connotazione
diversa dopo aver utilizzato il corpo per esprimere le proprie emozioni.

Lo strumento “My Body” in Terapia Individuale.

Lo strumento consiste in un disegno a dimensione naturale del corpo del paziente che viene utilizzato per
rappresentare graficamente le sensazioni, i pensieri ed altri eventuali sintomi connessi al trauma vissuto e
alla sua localizzazione sul corpo. La dimensione “reale” crea un impatto percettivo forte; quel corpo
disegnato descrive ciò che è accaduto e ciò che accade ora, e permette di toccare e prendere contatto con
il proprio vissuto.

In particolare il disegno permette di riflettere i pensieri inconsci e può diventare uno
strumento per comprendere le esperienze dell’individuo, soprattutto quando queste sono accompagnate
da sentimenti di colpa, rabbia e vergogna che possono impedirne la comunicazione verbale.

Permette, inoltre, di far emergere pensieri e sentimenti altrimenti difficili da esprimere attraverso strumenti più
diretti, di evitare le barriere linguistiche e di aiutare a superare stress e ansia. Il My Body può essere
utilizzato all’interno di un percorso terapeutico già avviato, come sintesi del lavoro precedente, oppure
come avvio di una nuova fase.

Il momento in cui il terapeuta propone lo strumento è rilevante e il suo
atteggiamento deve essere collaborante al fine di rendere efficace la sua applicazione. Per la realizzazione
del My Body sono necessarie tre fasi:
1. Fase di preparazione della sagoma
Il lavoro inizia con la preparazione della sagoma corporea, che viene disegnata appendendo un foglio alla
porta e chiedendo al paziente di mettersi in piedi appoggiato ad esso, oppure mettendo il foglio per terra e
chiedendo al paziente di sdraiarvisi sopra. La modalità in cui sviluppare la sagoma si lascia scegliere al
paziente in base ad una sua comodità; è poi il terapeuta a disegnare la sagoma con un pennarello nero. Una
volta ultimata la sagoma, il paziente comincerà il suo lavoro su di essa, per farla diventare il suo corpo.
2. Fase del rispecchiamento
Si inizia dall’inserimento delle caratteristiche fisiche (capelli, volto etc.) e di eventuali segni particolari
(cicatrici, voglie) per facilitare la rappresentazione del proprio corpo. E’ una pratica collaborativa e
correttiva: il terapeuta ha il compito di favorire il rispecchiamento attraverso il continuo passaggio tra il
corpo reale ed il corpo disegnato.

L’obiettivo del trattamento deve essere l’associazione: integrare gli elementi dissociati del trauma nella narrativa corrente della vita, così che il cervello possa riconoscere che «quello era allora e questo è ora». Si compie successivamente uno sforzo metacognitivo: il paziente verbalizza le sue azioni mentre disegna. In un secondo momento si inseriscono le sensazioni, le emozioni provate e si collocano nella parte del corpo in cui vengono percepite.
3. Fase della condivisione
A conclusione del lavoro, il paziente può decidere di condividere quanto ha sviluppato con chiunque voglia.
La condivisione con l’altro svolge una funzione riparativa nell’ambito relazionale, farlo con il terapeuta è un
buon punto di partenza, per poi eventualmente condividerlo con una figura di attaccamento significativa. Il

lavoro sul corpo è emotivamente molto coinvolgente e risulta particolarmente efficace quando il paziente
sente che il suo corpo ha subito un trauma o una violazione.

Articolo della dott.ssa Giulia Franzini

BIBLIOGRAFIA
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coinvolgimento dei familiari significativi. Psicobiettivo, 28, 1.
Onnis, L. (2017). Teatri di Famiglia. La parola e la scena in terapia familiare. Bollati Boringhieri
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Van Der Kolk, B. (2015). Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle
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